02/03/2025

Ires Premiale 2025: Opportunità e Condizioni per Beneficiare dell’Aliquota Ridotta al 20%

A cura del Dott. Marco Scardeoni

Dottore Commercialista e Revisore Contabile

Founder e Managing Partner dello Studio Marco Scardeoni & Partners – Tax, Legal & Labour

La Legge di Bilancio 2025 (Legge 30 dicembre 2024, n. 207) ha introdotto un’importante agevolazione fiscale per le imprese: l’Ires premiale. Si tratta di una misura che consente di applicare un’aliquota Ires ridotta al 20% (anziché il 24% ordinario) per il periodo d’imposta 2025, a condizione che vengano rispettati specifici requisiti relativi all’accantonamento di utili, agli investimenti in beni strumentali e al mantenimento e incremento dei livelli occupazionali.

Un’Agevolazione “Una Tantum” in Attesa della Riforma

L’Ires premiale è stata concepita come una misura temporanea, in attesa dell’attuazione dei principi contenuti nella legge delega per la riforma fiscale (Legge n. 111/2023). Quest’ultima prevede l’introduzione “a regime” di un’aliquota Ires ridotta quando gli utili vengano impiegati in investimenti qualificati, nuove assunzioni o schemi di partecipazione dei dipendenti agli utili.

Ciò che rende particolarmente interessante l’Ires premiale è il suo meccanismo applicativo: diversamente da altre agevolazioni che prevedono la tassazione differenziata per porzioni di reddito, qui l’aliquota ridotta si applica all’intero reddito imponibile 2025, a condizione che siano rispettati tutti i requisiti previsti dalla norma.

Ambito Soggettivo: Chi Può Beneficiarne

L’agevolazione è rivolta ai soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società. Possono quindi beneficiarne le società di capitali (SpA, Srl, SapA), le società cooperative e le società di mutua assicurazione, nonché gli enti commerciali e le stabili organizzazioni di soggetti non residenti. Anche gli enti non commerciali possono usufruire del beneficio, ma limitatamente alla parte di reddito derivante dall’esercizio di attività commerciali.

Il legislatore ha tuttavia previsto alcune esclusioni. Non possono accedere all’agevolazione le società che nel 2025 si trovano in liquidazione ordinaria, quelle assoggettate a procedure concorsuali di natura liquidatoria e i soggetti che determinano il proprio reddito imponibile, anche parzialmente, sulla base di regimi forfetari. Queste esclusioni sono coerenti con la finalità della norma, che mira a incentivare lo sviluppo e la crescita di imprese in normale funzionamento.

La Prima Condizione: Accantonamento degli Utili 2024

La prima condizione per beneficiare dell’aliquota ridotta riguarda la destinazione degli utili dell’esercizio 2024. La norma richiede che almeno l’80% di tali utili sia accantonato ad un’apposita riserva, che deve essere specificamente denominata con riferimento alla disposizione agevolativa (ad esempio, “riserva ex comma 436, legge 207/2024”).

Questo accantonamento deve essere deliberato dall’assemblea che approva il bilancio dell’esercizio 2024 e la riserva così costituita dovrà trovare evidenza nel bilancio 2025. È importante sottolineare che questo obbligo si cumula con eventuali altri obblighi di accantonamento previsti dalla legge, come la destinazione a riserva legale del 5% degli utili.

Un aspetto che ha sollevato alcuni dubbi interpretativi riguarda le società che chiudono l’esercizio 2024 in perdita. Poiché la norma richiede espressamente l’accantonamento degli utili, sembrerebbe che tali società siano escluse dal beneficio. Su questo punto, tuttavia, sarebbe auspicabile un chiarimento da parte dell’Amministrazione finanziaria, considerando che la ratio della disposizione è quella di evitare la distribuzione degli utili 2024, condizione che è automaticamente soddisfatta in assenza di utili.

La norma non introduce invece vincoli per gli utili degli esercizi precedenti accantonati a riserva, che possono essere liberamente distribuiti senza compromettere l’accesso all’agevolazione. Analogamente, anche la quota del 20% degli utili 2024 non soggetta all’obbligo di accantonamento può essere distribuita senza conseguenze sulla fruizione del beneficio.

La Seconda Condizione: Investimenti in Beni Strumentali Qualificati

La seconda condizione riguarda l’effettuazione di investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio italiano. In particolare, l’impresa deve effettuare investimenti in beni “Industria 4.0 e 5.0” per un importo non inferiore al maggiore tra due parametri: il 30% degli utili 2024 accantonati all’apposita riserva (che corrisponde al 24% degli utili complessivi 2024, considerando l’accantonamento obbligatorio dell’80%) e il 24% degli utili 2023.

Gli investimenti devono essere realizzati a decorrere dal 1° gennaio 2025 ed entro il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2025, quindi entro il 31 ottobre 2026 per i soggetti con esercizio coincidente con l’anno solare. Possono essere effettuati anche mediante contratti di locazione finanziaria e, in ogni caso, non devono essere inferiori a 20.000 euro.

La previsione di un parametro legato agli utili 2023 serve ad evitare che, in presenza di utili modesti nel bilancio 2024, le imprese possano accedere al regime premiale con un investimento minimo. Si tratta quindi di un meccanismo anti-abuso che mira a garantire una certa proporzionalità tra il beneficio fiscale e l’impegno economico dell’impresa.

Un aspetto che meriterebbe un chiarimento riguarda il caso delle società che hanno registrato una perdita nel 2023 ma un utile nel 2024. La lettera della norma sembrerebbe richiedere il confronto tra il 30% degli utili 2024 accantonati e il 24% degli utili 2023, il che potrebbe risultare impossibile in caso di perdita 2023. Una interpretazione che escludesse tali società dall’agevolazione apparirebbe eccessivamente penalizzante e non coerente con la ratio della disposizione.

La Terza e Quarta Condizione: Stabilità e Incremento Occupazionale

Le condizioni relative all’occupazione sono due e devono essere entrambe soddisfatte. Innanzitutto, nel periodo d’imposta 2025 il numero di unità lavorative per anno (ULA) non deve diminuire rispetto alla media del triennio precedente. Le ULA rappresentano uno dei parametri utilizzati per determinare le dimensioni aziendali e la loro quantificazione tiene conto della durata in giorni di calendario del rapporto di lavoro e delle caratteristiche delle singole tipologie contrattuali (tempo pieno, part time, ecc.).

In secondo luogo, nel 2025 devono essere effettuate nuove assunzioni di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato che costituiscano un incremento occupazionale pari almeno all’1% rispetto alla media dei lavoratori a tempo indeterminato occupati nel 2024. In ogni caso, l’incremento non può essere inferiore a un lavoratore.

Per determinare la sussistenza di questo requisito, la norma fa riferimento all’articolo 4 del D.Lgs. 30 dicembre 2023, n. 216, che disciplina la super-deduzione del 120% del costo del lavoro. Secondo questa disposizione, occorre confrontare il numero dei dipendenti a tempo indeterminato alla fine del periodo d’imposta 2025 con la media del periodo d’imposta 2024, considerando anche eventuali decrementi registrati presso altre società italiane del gruppo.

È interessante notare che la norma non pone alcuna incompatibilità tra l’Ires premiale e la super-deduzione del costo del lavoro. Pertanto, in presenza dei requisiti, le imprese potranno beneficiare di entrambe le agevolazioni, con un effetto moltiplicativo del risparmio fiscale.

La Quinta Condizione: Divieto di Ricorso alla Cassa Integrazione

L’ultima condizione richiede che l’impresa non abbia fatto ricorso all’istituto della cassa integrazione guadagni nell’esercizio 2024 o in quello successivo. Questa previsione mira evidentemente a riservare il beneficio alle imprese in salute, che non hanno necessità di ricorrere ad ammortizzatori sociali.

La norma prevede tuttavia un’eccezione per l’integrazione salariale ordinaria corrisposta nei casi di situazioni aziendali dovute a eventi transitori e non imputabili all’impresa o ai dipendenti, incluse le intemperie stagionali. Si tratta di circostanze eccezionali che non segnalano una crisi aziendale e che, pertanto, non precludono l’accesso all’agevolazione.

Le Cause di Decadenza dal Beneficio

Il legislatore ha previsto due specifiche cause di decadenza dal beneficio, che comportano il recupero dell’agevolazione fruita. La prima riguarda la distribuzione della quota di utile accantonata (almeno l’80% dell’utile 2024) entro il secondo esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2024, quindi entro il 31 dicembre 2026 per i soggetti solari.

È importante sottolineare che non sono previsti vincoli riguardanti la distribuzione di riserve o utili diversi da quelli oggetto di accantonamento obbligatorio. Pertanto, l’impresa beneficiaria è libera di distribuire le riserve pregresse nel corso del 2025 o del 2026, nonché l’utile dell’esercizio 2025 e la quota del 20% dell’utile 2024 non soggetta ad accantonamento obbligatorio.

La seconda causa di decadenza riguarda i beni oggetto di investimento. Il beneficio viene revocato nel caso in cui tali beni siano dismessi, ceduti a terzi, destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa ovvero destinati stabilmente a strutture produttive localizzate all’estero, entro il quinto periodo d’imposta successivo a quello nel quale è stato realizzato l’investimento.

Questo vincolo appare particolarmente stringente per i beni Industria 4.0 e 5.0, che possono essere soggetti a rapida obsolescenza tecnologica. La norma, inoltre, non prevede la possibilità di evitare la decadenza effettuando investimenti sostitutivi, meccanismo invece consolidato nell’ambito delle agevolazioni 4.0 e replicato per le agevolazioni 5.0. Si tratta di un aspetto critico che potrebbe essere oggetto di integrazione in sede di disposizioni attuative.

Regole Specifiche per Consolidato Fiscale e Trasparenza

La legge di Bilancio 2025 ha previsto regole specifiche per le società che aderiscono al consolidato fiscale o alla trasparenza. Nel caso del consolidato nazionale, l’imponibile che può essere assoggettato ad aliquota ridotta da ciascun soggetto partecipante è utilizzato dalla società controllante ai fini della liquidazione dell’imposta dovuta, fino a concorrenza del reddito complessivo del consolidato eccedente le perdite computate in diminuzione.

Questo significa che, fino a capienza del reddito complessivo del consolidato, eventuali perdite apportate da società appartenenti al gruppo non intaccano il reddito soggetto ad aliquota ridotta, in quanto si assume che le perdite abbattano prioritariamente la quota parte del reddito consolidato soggetto ad aliquota ordinaria del 24%. Si tratta di una previsione particolarmente favorevole, che consente di massimizzare il beneficio dell’aliquota ridotta nell’ambito del gruppo societario.

Per quanto riguarda la trasparenza fiscale, è previsto che l’importo su cui spetta l’aliquota ridotta determinato dalla società trasparente sia attribuito a ciascun socio in misura proporzionale alla sua quota di partecipazione agli utili. In questo modo, il beneficio dell’Ires premiale viene esteso anche ai soci della società trasparente, in coerenza con il principio di imputazione per trasparenza dei redditi che caratterizza questo regime.

Entrata in Vigore e Disposizioni Attuative

La disciplina agevolativa è applicabile esclusivamente per il periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2024, quindi per il 2025 nei soggetti con esercizio coincidente con l’anno solare. Coerentemente con la natura temporanea della misura, è previsto che nella determinazione dell’acconto dovuto per il 2026 si assuma quale imposta del periodo precedente quella che si sarebbe determinata non applicando le disposizioni relative all’Ires premiale.

La legge di Bilancio 2025 prevede che con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze saranno adottate le disposizioni di attuazione della disciplina, anche al fine di introdurre disposizioni di coordinamento con altre norme dell’ordinamento tributario e di disciplinare le modalità di recupero dell’agevolazione nei casi di decadenza dal beneficio.

Esempi Pratici e Implicazioni

Per comprendere meglio le implicazioni pratiche dell’Ires premiale, consideriamo alcuni esempi. Una società che ha realizzato un utile di 100.000 euro nel 2023 e di 50.000 euro nel 2024, con un reddito imponibile stimato per il 2025 di 500.000 euro, dovrà accantonare a riserva 40.000 euro (80% dell’utile 2024) ed effettuare investimenti in beni Industria 4.0 o 5.0 per almeno 24.000 euro (24% dell’utile 2023, essendo maggiore del 30% degli utili accantonati). Rispettando anche le condizioni occupazionali, questa impresa potrà beneficiare di un risparmio fiscale di 20.000 euro (4% del reddito imponibile 2025).

Nel caso di una società in regime di consolidato fiscale, il meccanismo agevolativo diventa ancora più vantaggioso. Se una società del gruppo ha un reddito di 200.000 euro e rispetta le condizioni per l’Ires premiale, mentre un’altra ha una perdita di 50.000 euro, il reddito consolidato di 150.000 euro potrà essere interamente assoggettato all’aliquota ridotta del 20%, con un risparmio di 6.000 euro.

È opportuno considerare anche il caso delle società con perdite fiscali pregresse. In questa ipotesi, l’aliquota ridotta si applicherà solo al reddito residuo dopo l’utilizzo delle perdite pregresse. Ad esempio, se una società ha perdite fiscali pregresse per 200.000 euro e un reddito imponibile 2025 (pre-utilizzo perdite) di 300.000 euro, il beneficio dell’aliquota ridotta si applicherà solo ai 100.000 euro residui, con un risparmio di 4.000 euro.

Conclusioni e Considerazioni Strategiche

L’Ires premiale rappresenta un’importante opportunità di risparmio fiscale per le imprese italiane, ma richiede un’attenta pianificazione e gestione. La riduzione di 4 punti percentuali dell’aliquota Ires, applicata all’intero reddito 2025, può tradursi in un significativo beneficio, soprattutto per le società con elevati redditi imponibili.

Per massimizzare i vantaggi dell’agevolazione, le imprese dovrebbero innanzitutto valutare attentamente la convenienza dell’adesione, effettuando un’analisi costi-benefici che tenga conto del reddito imponibile atteso per il 2025, dell’entità degli investimenti richiesti e dei vincoli occupazionali da rispettare.

La pianificazione degli investimenti in beni Industria 4.0 e 5.0 assume un ruolo cruciale, considerando anche l’orizzonte temporale di cinque anni per il mantenimento dei beni. Potrebbe essere opportuno anticipare investimenti già programmati per beneficiare dell’agevolazione, ma occorre valutare attentamente il rischio di una loro sostituzione anticipata a causa dell’obsolescenza tecnologica.

La gestione degli utili 2024 richiede particolare attenzione. In sede di approvazione del bilancio 2024, occorrerà predisporre l’accantonamento dell’80% degli utili ad apposita riserva, valutando al contempo la possibilità di distribuire riserve pregresse non soggette a vincoli.

È fondamentale anche il monitoraggio continuo dei livelli occupazionali, per verificare il rispetto dei requisiti di stabilità e incremento dell’occupazione. L’implementazione di sistemi di controllo adeguati può aiutare a prevenire il rischio di decadenza dall’agevolazione.

Infine, è essenziale curare con precisione la documentazione relativa agli investimenti e alle assunzioni, per poter dimostrare il rispetto dei requisiti in caso di controlli.

L’Ires premiale rappresenta, in definitiva, un’opportunità da cogliere per le imprese che intendono investire e crescere, ma richiede un approccio strategico che coniughi gli obiettivi aziendali con le opportunità offerte dalla normativa fiscale.

Il nostro Studio è a disposizione per fornire consulenza specializzata sulla valutazione della convenienza dell’agevolazione, sulla pianificazione degli investimenti e sulla gestione degli adempimenti necessari per beneficiare dell’Ires premiale.

 

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